Ricordiamo l’11 settembre… e quello che successe dopo

Ricordiamo l’11 settembre… e quello che successe dopo

Ammettiamolo: tutti, ma proprio tutti, ricordiamo precisamente dove eravamo e cosa stavamo facendo quando, in un primo pomeriggio (ora italiana) dell’11 settembre 2001, ci giunse la notizia dell’attentato alle Torri Gemelle di New York.

Chi era a casa ricorderà la diretta improvvisata, per primo, da Emilio Fede del Tg4; ricorderà quelle, oggettivamente, incredibili immagini: gli aerei che si schiantano nelle torri, le notizie di altri aerei dirottati, poi il crollo della prima torre, poi della seconda e poi il Pentagono colpito. Intanto il Presidente Americano, Bush figlio, prendeva il volo con l’Air Force One, scortato da numerosi caccia militari; infatti, gli stessi cieli da cui arrivò la minaccia apparivano, paradossalmente, il luogo più sicuro dove rifugiare il simbolo degli States, vittime di un attacco che complessivamente causerà circa tremila morti.

Tutto il mondo assisteva in diretta a quanto avveniva durante gli attacchi all’America. Tutto il mondo ricorderà per sempre quegli attimi, legandoli al proprio vissuto personale perché, in quel momento, l’attentato dell’11/09/2001 fu vissuto realmente e fisicamente da tutti, anche se a migliaia di chilometri di distanza, nel primo e mai superato evento di condivisione mediatica collettiva.

E, ancora, la memoria sarà viva in molti su quanto accadde nelle ore successive ai tragici eventi. La chiusura degli spazi aerei americani, della borsa, il contributo eroico dei vigili del fuoco, le grandi e potenti preghiere collettive per i caduti.

Poi, improvvisamente, i ricordi cominciano a farsi più sbiaditi. Le informazioni vengono mediate e, per molti, sembrano diventare notizie. La rabbia, che naturalmente fa breccia in chi assiste ad un evento tragico ed ingiusto per chi vi ha perso la vita, lascia lo spazio alle domande, ai dubbi.

Possibile per un pilota, seppur bravo, centrare le torri gemelle con un aereo di linea? Possibile che le torri, il simbolo della forza e della tecnica della vera potenza imperiale mondiale, possano crollare? Possibile che il Pentagono, l’edificio più controllato e difeso al mondo, venga colpito? Possibile che l’intelligence americana nulla abbia previsto, intercettato, subodorato. A queste domande, qualcuno ancora oggi continua a dare risposte diverse da quelle ufficiali. Li chiameranno “complottisti”.

I ricordi si fanno sempre meno precisi, anche perché il clima dell’epoca sin da subito si intorbida: parte la ricerca del responsabile, la caccia al nemico. Per la verità, sin dai primi istanti e ancor prima del crollo delle torri, i media già facevano conoscere al mondo il numero uno della lista dei nemici dell’America e della libertà: trattasi di tal Osama Bin Laden, capo ed ideatore dell’organizzazione terroristica Al Quaeda, la cui base era ospitata dai talebani (vecchi compagni d’armi degli americani) sulle alture afgane. E così, la (ritornata) sempre pronta ed efficiente macchina bellica a stelle strisce si attiva fulmineamente e cominciano a cadere bombe sulle montagne afgane, dando inizio alla campagna bellica più lunga della storia americana.

Ma i ricordi diventano proprio confusi quando, all’improvviso, proprio nelle settimane successive ai gravi attentati, comparve una strana polverina, frutto di un composto chimico mortifero, denominato “antrace”. Chi ricorda come si arrivò all’invasione bellica dell’Iraq del vecchio amico Saddam (cittadino onorario di Detroit) da parte degli States? Difficile da ricordare. Sulla questione, la politica americana (tutta, governativa e non, repubblicana e democratica), la politica europea (con poche e flebili voci in dissenso) e la grancassa mediatica si unirono in concorso nel delitto perfetto. Chissà in quanti ricordano un famoso discorso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dell’allora Segretario di stato USA Colin Powell (un signore che successivamente appoggiò l’elezione del premio Nobel per la Pace Obama), che agitava una fialetta di antrace? Pare che fu questa polverina la causa della Seconda guerra del golfo e che grazie alla detta sostanza presero slancio anche alcune teorie geopolitiche di gruppi di pensatori illuminati che chiedevano, in uno al Presidente Bush (ed a molti leader europei) di “esportare la democrazia”.

Chiaramente, la pericolosa polverina e il ben più grave pericolo che il vecchio amico Saddam possedesse, fabbricasse e volesse utilizzare armi batteriologiche, si dimostrò essere una colossale, seppur ben architettata, fake news (come si direbbe oggigiorno). Chissà quanti ricordano questo.

Eh sì: i ricordi si fanno ancor più confusi perché la politica e i media, in quei giorni, proprio non aiutano. Per esempio, nel nostro paese si apre un dibattito pubblico tra falchi, come la Fallaci, e colombe, col mite Terzani. Dibattito ospitato sulle pagine del Corriere della Sera. Paese strano il nostro: chissà perché analogo dibattito non fu mai neanche azzardato prima di decidere se aderire all’euro. Mistero.

Intanto, gli anni passano e di quell’11 settembre si ricorda sempre meno. I dubbi restano ai complottisti. Gli attentatori? Super piloti acrobatici militari? Ma anche dei veri kamikaze. Insomma, personalità di tutto rilievo, seppur prestate al male, se si pensa che si tratta di individui che si trasferiscono in America mesi prima, col solo intento di pianificare l’altrui ma anche la propria morte. Addirittura, si racconta di uno di questi personaggi che prende lezioni di aviazione e che appare davvero poco interessato alla pratica dell’atterraggio dell’aereomobile. I servizi segreti americani? Inesistenti. Ma poi, la vera domanda: quale è stato il fine degli attentati? La guerra santa, si dirà. Così sia.

Le verità ufficiali sono suffragate da commissioni di stato, documentari, film e il mito di Ground Zero, un mito che ha ragion d’essere, perché sangue è stato versato.

Certo oggi, con la ricorrenza degli attentati e grazie ai social (meno alla carta stampata) abbiamo un po’ rinfrescato la memoria sull’evento che ha modificato la storia moderna del Globo. Ma chi di noi, più o meno informato, più o meno interessato, può dire con certezza di avere le idee chiare sull’11/09/2001? Eppure tutti (o almeno chi aveva l’età giusta), come detto all’inizio, ricordiamo in quegli istanti dove eravamo, cosa stavamo facendo e quanto ci ha coinvolto quell’evento.

Vi è da aggiungere che le due guerre direttamente scaturite dagli attentati dell’11/9 hanno totalmente destabilizzato le regioni interessate. Vi sono da ricordare due dati, seppur riportati per difetto: si contano in 35.000 le vittime della guerra in Afghanistan iniziata il 7/10/2001, mentre l’invasione dell’Iraq, iniziata il 20/03/2003, ha mietuto, direttamente ed indirettamente, circa 500.000 vittime.

Anche quei popoli, ne siamo certi, non dimenticheranno l’11/09/2001.

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